Eppur tra i legni
le fessure disseccate al sole
stanno
ad assorbir l’umido di pioggia…
mi guardo dentro
ignudo e calpestato
a scender dal costato
il mio dolore…
staglia lacrima impressa
come lama
scende lenta acida costante
e scava come aratro pelle
e lascia solchi di malinconia
nel decantar tra pori
sciama a diradar sudore
gocce di perlaceo salmastro
a trasparir su dune arse al sole
grani variegati di striante umore
eppur dissente l’armonia
dagli svettanti aridi sorrisi
tra folla intrisa
d’albe amare
oppresse di malinconia
ti trovi dissestato di maggese al sole
ormai i solchi son tracciati
dal fondo aspro dall’erpice squassato
quel rivoltar di zolle il cuore
goccia di grave affanno
travi infissi
all’umido solcare
tra filari secchi d’uva
e pampini riarsi alla vendemmia
mentre duole il polso
tra quelle dita
che serrate stanno in gola!